I negozi di biciclette

Quando entro in un negozio di biciclette sono rapita dai suoi odori.
Odore di gomma, odore di olio per catena, odore di acciaio, di attrezzi da officina….
Vedo mille telai appesi al soffitto. Corpi inanimati. Sprovvisti dei loro arti rotanti.
Ancora non dotati di vita. Non sapranno ancora se vivranno viaggi entusiasmanti o angoli polverosi di cantine.

Non avevo che pochi anni di vita quando mio nonno, agente di commercio nel settore delle biciclette, mi portava con sé dai suoi tanti clienti in giro per quella bella la città sul mare del sud Italia dove sono nata.
Mentre loro parlavano dei loro affari, io curiosavo, noiosamente ciondolavo per il negozio ammirando i modelli di bici per bambina e sognando un giorno di averne anche io una… magari rosa e con il cestino.
La bici era un sogno lontano, perché abitando in una città abbastanza trafficata nessuno mi avrebbe mai permesso di andarci a scuola da sola. Ma io non lo sapevo, e guardavo quelle biciclettine con cupidigia.
Invece mio zio ventenne correva le gare e, mentre i nonni facevano il riposino, sistemava la sua bici, ingrassava la catena e mi teneva d’occhio. E io là a guardarlo, a respirare l’odore dell’olio.

L’odore di quei negozi mi è rimasto impresso nell’anima.
Posso entrare in un qualsiasi negozio di bici di qualsiasi città, non importa che abbia i modelli più belli o i marchi più prestigiosi, per essere riportata indietro nel tempo a quando avevo 5 anni e quando contava solo che Nonno Mino mi portasse a fare il giro al pomeriggio e che Nonna Maria mi facesse lo zabaione al mattino, la pizza di patate o le polpette per pranzo, per essere felice…

Il mio nonnino. Mi manca <3
Il mio nonnino. Mi manca <3[/caption] [caption id="attachment_686" align="aligncenter" width="300"]Foto puramente indicativa, trovata in rete Foto puramente indicativa, trovata in rete

Precedente Calendario, aspettando la primavera Successivo Trieste e la Parenzana