Finalmente il sole!
Hey tu! Mezzo uomo – mezzo divano, autosauro di prima categoria, cosa fai?
Non mi vorrai mica dire che te ne stai a casa? Già ti vedo: una mano nella busta di patatine, l’altra sul telecomando…
Ehm. Mi ricordi qualcuno!
E allora in sella! Si parte!
Sarebbe un peccato rimanere in casa, dopo tutta quest’acqua.
Sono stanchissima, esausta da una settimana passata murata viva, una riunione dopo l’altra…
ho bisogno di macinare chilometri, bruciare sull’asfalto e disperdere nell’aria fresca tutte le energie negative e stagnanti.
E poi, ho bisogno di vedere finalmente il sole… un cielo azzurro, prati verdi…
Dove si va? Boh. Lo decideranno le ruote.
Le ruote hanno deciso per un itinerario già esplorato solo in parte.
Morimondo, tra i navigli.
Mi scuso se il repertorio fotografico non è tutto mio.
Facciamo dipendere la nostra vita interamente da un telefono (nel mio caso un Iphone) che però ci concede una durata media di tre ore: impossibile conciliare gps con altri utilizzi.
Quindi niente foto… E ad un certo punto niente gps.
Ad un certo punto poi, niente telefono! Game over!
A proposito di telefono è d’obbligo metterlo in silenzioso e spegnere il traffico dati: niente whatsapp, facebook, email.
60 km di puro zen.
Percorro il Naviglio Grande, arrivo nella bellissima Gaggiano, uno sguardo alla sua stupenda chiesa di Sant’Invenzio, e proseguo verso Abbiategrasso. Di qui prendo il Naviglio di Bereguardo che mi porterà a Morimondo.
Morimondo è un paesino di quattro anime, con una bellissima abbazia, qualche trattoria e un bar gelateria. E’una delle mete preferite per i milanesi, per una gita fuori porta dietro casa.
Ci sono sempre tantissimi ciclisti, e anche oggi, con un sole così splendido, tutti i tavolini del bar sono occupati. C’è chi si gode un caffè, chi un aperitivo.
Entro nel baretto Illy, e mi viene di chiedere un “capo in B” (capiranno gli amici triestini) ma poi sorrido tra me e “traduco” in un marocchino.
Avevo già fatto il giro a Morimondo tornando poi per la stessa strada, lungo il Naviglio Grande. Questa volta il pensiero di rifare il percorso a ritroso mi annoia. Mi tornano alla mente le parole del mio amico ciclo-viaggiatore Claudio, che sente il bisogno di valicare per trovare poi in qualche modo un altro percorso che lo riporti a casa. Beh, qui montagne non ce ne sono… ma la batteria è già al 40%, dunque non posso contare sul navigatore, se non per una rapida occhiata cercando di memorizzare il più possibile. Decido comunque di tornare a casa tentando il percorso ad anello.
Così riprendo il Naviglio di Bereguardo e proseguo pedalando. Poi avvisto un paesino in lontananza e giro a destra puntando in quella direzione. E’ Rosate, uno dei paesini che ho memorizzato, la direzione è giusta! Continuo a pedalare, attraverso paesini mai visti né sentiti Calvignasco, Vernate, Pasturago, Bell’aria nuova (giuro, si chiama così!)
Mi perdo nei miei pensieri, tutto è perfetto, tutto è in equilibrio, e io sono sempre più innamorata della mia Wilier (l’anima gemella esiste!).
Continuando incontrerò Binasco, e poi il Naviglio Pavese.
Arrivo a Binasco, ma sbaglio strada… e finisco a Casarile. Alla ricerca del Naviglio perduto!
Mi aiuta il mio navigatore interno. A Sud c’è Pavia, a Nord Milano. Mi basta girare a sinistra per ritrovare immediatamente la direzione e pochi secondi dopo il Naviglio Pavese.
Da qui sono praticamente arrivata a casa. E poi accade una cosa stranissima!
L’unica nota negativa del pomeriggio, ve la devo raccontare!
Mi lascio il naviglio alle spalle, sono a Moirago. Qui c’è un cavalcavia che passa sopra l’autostrada Milano Genova. E’ grande, due corsie. Io sono sulla mia corsia, tenendo la destra. Arrivo in cima alla salita, compare nella corsia opposta un’auto con una signora sui cinquant’anni… e con la faccia super incarognita, e senza alcun motivo, mi fa il dito medio!!!
E’ sicuro che non ha studiato dalle Orsoline la signora, ma io nemmeno! Per questo istintivamente mi fermo, ricambio e soprattutto la insulto.
Dietro di me c’è un ragazzo fotografo, che ha visto la scena e mi guarda allibito! Commentiamo la cosa con due risate e poi ci salutiamo.
Alla cara signora auguro che questa sera suo marito dedichi un po’ di tempo alla sua schizofrenia, piuttosto che alla sua amante.
Ah, infatti… non è che mi ha fatto quel gesto perché assomiglio a qualcuno?
Pedalando tra i Navigli, 60 km di pura felicità, ma anche di episodi di autosaurite in forma schizofrenica!
E dai signora! Sorridi! La vita è bella… ma soprattutto, in bici lo è ancor di più!
Alex Casybike
Brava Alessandra ….
bisogna anche perdersi per ritrovare la strada.
Ricordo un pomeriggio di nebbia all’Abbazia di Morimondo, un caffè consolatore e meditativo e un ritorno a Milano in pieno buio sulla ciclabile; eravamo io e Mario ed era inverno.
La bicicletta, l’unica solitudine che può rendere la vita più bella
un abbraccio
Claudio
Grazie Claudio, esprimi sempre dei bellissimi pensieri 🙂