La vuelta de Cuba (con e senza bici)

Cuba linda de mi vida
Cuba linda siempre te recordaré
Yo quiesera verte ahora
Como la primera vez
Cuba linda de mi vida
Cuba linda siempre te recordaré

Ci sono dei viaggi che devono compiersi, almeno una volta nella vita.
Ero già stata a Cuba, 4 anni fa, con la mia scuola di ballo, il mio maestro cubano e sua moglie. Era stata un’esperienza molto vera e vicina alla realtà dell’Havana, che mi aveva permesso di conoscere di più le sue tradizioni e la sua cultura. Avevamo trascorso molti giorni all’Havana e girato un pochino la parte Ovest. Mi era rimasta la curiosità di conoscere il resto di questa isola a forma di coccodrillo.

Claude Marthaler ha fatto il giro intero di Cuba in bici nello stesso anno, e più o meno nello stesso periodo. Aveva pedalato lungo il periplo dell’isola per circa 4000 km, passando per ogni città e piccolo pueblo in un paesaggio bucolico, scandito da palme e canna da zucchero. Perché io non potevo fare la stessa cosa? “Un giorno lo farò!” Pensavo, durante questo viaggio, nelle lunghe tappe in bus, mentre rileggevo il libro Hasta la bicicleta siempre per la seconda volta e vivevo le mie tappe insieme ai racconti di Claude, quasi come se riuscissi a condividere il mio viaggio con lui.

Dall’Havana a Viñales
Arriviamo all’Havana alle 23.30 (in Italia le 5.30) dopo non so quante ore di volo. Dopo una doccia calda, crollo praticamente svenuta sul letto della mia casa particular (che in spagnolo vuol dire casa privata. Il mattino dopo già partiamo per la valle di Viñales: un paesaggio incantato con i suoi mogotes (montagne che ricordano molto i panettoni), palme e coltivazioni di tabacco. E’ l’ideale per fare un po’ di mountain bike, trekking o, come facciamo noi, una passeggiata a cavallo! Sì sì, il tramonto a cavallo è magico… ma il mio cavallo era un esagitato e ha cominciato a superare tutti a botte di calci!
La sera inauguriamo la vacanza con una salsa nella piazza dove ogni sera suonano dal vivo, grazie a un’associazione dedicata a Polo Montañez, il celebre autore di Monton de estrellas, originario proprio della vicina Pinar del Rio.

La Baia dei Porci e Cienfuegos
Ripartiamo all’alba. Ci aspettano 6-7 ore di autobus. Abbiamo un instancabile autista e una strepitosa e preparata guida turistica, entrambi cubani, dell’agenzia Havanatur. Mentre arriviamo a Playa Giron ci racconta la storia della baia dei porci, il fallito tentativo degli Stati Uniti di rovesciare il governo di Fidel Castro nel ’61. Qui possiamo trascorrere qualche ora e rilassarci al mare… Al tramonto ripartiamo verso Cienfuegos dove trascorriamo la notte. Questa cittadina incantevole è stata costruita da immigranti francesi. Lo stile coloniale e neoclassico del suo centro storico le è valsa l’essere inserita tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco.

Parque del Nicho
Dopo una passeggiata nel centro storico, salutiamo Cienfuegos e andiamo a Camanyagua dove lasciamo il nostro bus per salire su un camion: l’unico mezzo possibile per affrontare, con a bordo 20 scatenati giovani, le ripidi strade che portano sulle montagne dell’Escambray. Qui facciamo un facile trekking al Parque del Nicho, nella vegetazione tropicale e con le sue bellissime cascate e laghetti naturali.

Trinidad
Alla sera arriviamo a Trinidad.
Questa cittadina è un gioiellino di stile coloniale, ben conservata e dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Certamente, è uno dei luoghi più frequentati dai turisti che visitano Cuba, e ce n’è più di un motivo. Oltre a essere bellissima, con le sue strade ciottolate, le casette coloniali dipinte di freschi colori pastello e le inferriate lavorate con originali e intricati disegni, è sicuramente vivace e offre molte possibilità per mangiare bene, ascoltare buona musica e ballare… uno dei luoghi che ricordavo con più affetto del mio primo viaggio a cuba era la piazza sopra una scalinata in pietra dove si può ballare all’aperto. Per fortuna rimaniamo a Trinidad per due notti, così posso scatenarmi alla Casa della Musica, così si chiama la piazza dove si balla a Trinidad!
Per chi si recherà a Cuba, se interessato alle tradizioni afrocubane, è da non perdere la casa di Yemaya: la casa di un Santero dedicata alla sua santa/orisha Yemaya che si può visitare (e offrire ovviamente donazioni).

Cayo Iguana
Da Trinidad raggiungiamo questo Cayo, una piccola isola, dove vivono e scorazzano liberamente iguana e jutias (nutrie) sulla bianchissima spiaggia, tra le gambe dei turisti, reclamando con occhietti vispi un po’ di riso e un po’ di pesce. l’acqua è cristallina e limpidissima. Perfetta per fare un bagno, dimenticando che in Italia è Natale.

Valle de los Ingenios e il guarapo
Lasciamo Trinidad con un trenino antico che attraversa la valle de los Ingenios, proprio la zona dove un tempo c’erano le più importanti piantagioni di canna da zucchero, fondamento dell’economia cubana degli anni ’50. A Iznaga facciamo una piccola pausa e ammiriamo un prototipo antico di guarapero, ovvero una mola che serviva da estrattore del succo della canna da zucchero. Occorrevano due schiavi e una mucca per girare la sua leva. Oggi i guaraperos sono delle presse meccaniche che usano i baracchini che si trovano frequentemente sulle strade di cuba. Un fresco e dolce guarapo può tirarti su quando il caldo si fa sentire.

Sancti Espiritu e Camaguey
A pranzo siamo a Sancti Espiritu. Alcuni del gruppo si avventurano con una pizza cubana per pranzo. La pizza cubana, importata sull’isola da qualche decennio, credo, non è affatto come la pizza nostra… un po’ più simile alla pizza al trancio ma il formaggio che c’è sopra e la lievitazione sono molto diversi, il che può essere un problema per chi ha lo stomaco poco abituato. Ma i miei compagni temerari sembrano apprezzarla e c’è addirittura chi riesce a sbranarsene tre!!!
Nel pomeriggio visitiamo Camaguey a bordo di una flotta di bici taxi che ci aspetta. Dormiamo in una casa particular decisamente bella. Un’edificio coloniale con un enorme patio, dove la padrona di casa ha allestito la nostra cena.

El Parque del Wi-Fi
Ma prima di cena faccio una passeggiata in centro, alla ricerca del parque del wi-fi. E’ così che chiamano le piazze dove si trovano gli hotspot della rete Etecsa per collegarsi a internet con il Wi-Fi, usando le apposite tesserine con il credito (1 CUC, ovvero un dollaro, per 1 ora). E’ già un enorme passo avanti! 4 anni fa per collegarsi a internet servivano circa 6 CUC e una lunga coda all’ufficio postale. In più nei parques del Wi-Fi ci sono tanti ragazzi e ragazze, ben vestite e truccate, che mi sembra quasi queste piazze siano diventate dei luoghi dove incontrarsi e magari cuccare! Mentre cerco di collegarmi mi si avvicina un nonnino con un uomo più giovane e, scambiandomi per una cubana, mi parla in modo serrato. Quando gli dico che sono Italiana si illumina e comincia a raccontare del suo periodo di lavoro alla FIAT quando era giovane… il mondo è piccolo! Qui a Cuba vedo ogni giorno le Fiat 126, che qui chiamano Polsky. Era la macchina del mio nonnino, e sembra che ogni giorno con questo incontro a quattro ruote mi saluti da lassù.

è pieno di Fiat 126 a Cuba e le chiamano Polsky!

Bayamo e la Sierra Maestra
Di buon mattino, diciamo adios anche a Camaguey per rotolare verso la prossima tappa. Anche oggi ci aspettano tante ore di autobus. Le distanze a Cuba non sono indifferenti. Uno direbbe che è un’isoletta che si gira da palmo a palmo, e invece si tratta di un’isola con una lunghezza di più di 1000 km, con 4000 km di costa. Ogni tappa che affrontiamo è di 4, 5, 6 e persino a volte 7 ore. Questo anche perché le strade sono strette, non sono illuminate, e capita di notte di trovare ciclisti e carretti con cavalli sprovvisti di luci. Guardo fuori dal finestrino per un po’ questo paesaggio verdissimo, bucolico e tropicale, ma dopo un po’ preferisco sprofondare nelle mie letture. Mi sono portata il libro di Marthaler e una raccolta di articoli su storia, politica e società di questo paese.

Quello che mi colpisce viaggiando è la totale assenza di cartelli pubblicitari. Qui non esistono. Si trovano al loro posto meravigliose e artistiche affissioni con il volto del Che, di Camilo Cienfuegos e di Fidel. A volte di Raul, detto anche il Chino. Insomma, l’unico tema è la propaganda socialista e il ricordo costante della Rivoluzione Cubana del 1959, mantenuto sempre vivo. Mi chiedo se anche tra i giovani c’è questo sentimento passatista. Avrei avuto presto le risposte.
Arrivati a Bayamo ci fiondiamo alla Casa della Trova dove il solito complesso intrattiene i turisti con pezzi classici… Guantanamera, comandante Che Guevara, Chan Chan… quelle che tutti noi conosciamo… e infatti mi fiondo in pista e trascino con me alcuni compagni di viaggio, cercando di insegnare qualche passo di salsa, di son e di cha cha. Bayamo è piccola ma molto bella. C’è un enorme e assolata piazza dove a momenti svengo nel tentativo di collegarmi al Wi-Fi. Intanto i miei temerari compagni di viaggio acquistano del vino rosso da una bancarella in piazza, probabilmente esposto al sole cocente dal ’59.
Viaggiamo ancora fino a Bartolomé Masò. Qui un altro trasporto ci aspetta: dei fiammanti fuoristrada cinesi ci porteranno a Villa Santo Domingo, un piccolo villaggio ai piedi del Pico Turquino, la montagna più alta dell’isola (1927 m) dove era installata la Comandancia. Su per questa strada ripida galline, cavalli e cani scorazzano liberamente e i bambini escono dai bohios, le capanne con il tetto fatto di foglie di palma, sbracciandosi e salutandoci con calore. Un contadino ha preparato una cenetta per noi nel suo paladar sulla sponda del fiume.

Il trekking nei luoghi della Comandancia

Al mattino andiamo a fare il trekking sui monti dove durante la rivoluzione Cubana si nascondevano i ribelli: il Che, Fidel, Raul, Camilo Cienfuegos e centinaia di altri soldati che combattevano la dittatura di Batista. La casa di Fidel è ancora perfettamente conservata, con un letto, un frigorifero e una botola per nascondersi in un tunnel sotto la casa. Entriamo anche nella casa dove il Che svolgeva la sua attività di medico e la capanna dove aveva fondato Radio Rebelde, ancora con l’antenna e le attrezzature. Un tuffo in un passato di cui noi conosciamo poco, per Cuba ancora così vivo.

Santiago de Cuba
Volevo andarci da un sacco di tempo. Qui ad Agosto si tiene un importantissimo festival di Salsa Cubana. Nonostante io sia davvero stanca, mi va di andare a ballare. Dopo cena quindi cerchiamo una Casa de la Musica e un ragazzotto con la polo con il logo Havana Club, che lavora in un ristorante, ci accompagna. Nel giro di qualche minuto mettono una salsa, la Maquinaria dei Los Van Van… Un ragazzone mi si è materializzato davanti e mi ha invitato a ballare. Avrei potuto affermare con certezza che si trattasse di uno dei maestri di questo festival estivo! Seppur un atleta e un incredibile ballerino, ad oggi non è maestro di professione. Probabilmente è il suo sogno, e mi si è stretto il cuore nel sentirgli dire che non ha la possibilità di viaggiare fuori dal suo paese. Temo che questa sia la realtà per la maggior parte dei cubani che percepiscono stipendi di 20 CUC (1 CUC = 1 dollaro) al mese (chi lavora con il turismo ha più possibilità di entrate). Appena sufficienti per vivere nell’isola, grazie alla libreta di alimentacion e solo stando alla larga dai costosi negozi di merce importata (quelli con i prezzi in CUC, la moneta del turista), ma insufficienti per pensare anche solo di comprare un volo e incomparabili con il costo della vita in molti paesi del mondo. Ma i sogni non costano nulla. Gli auguro di trovare il posto giusto per il suo incredibile talento.

La notte è piccola ma al mattino ci aspetta la visita di Santiago. Una città bellissima che merita più delle poche ore che possiamo dedicarle. Ci tocca correre per riuscire a visitare tutto: la caserma Moncada, dove è partita la rivoluzione, il cimitero con le tombe di Fidel, di José Martì padre del movimento indipendentista, Emilio Bacardi y Moreau padre del Ron cubano, e Compay Segundo autore di moltissimi boleros e son raccontati con il film Buena Vista Social Club. Una bella visita a questa necropoli di stile classico. In plaza della Revolucion ci sono sempre i faccioni di Camilo Cienfuegos e Che. Una puntatina al Morro e poi sveniamo tutti sull’autobus, stanchissimi.

Baracoa
Un piccolo villaggio sulla punta più orientale di Cuba: dopo aver passato Guantanamo, dove c’è la base militare in cui non si può entrare, doppiamo superare il complesso montagnoso la Farola. Baracao è stato il primo luogo su cui Cristoforo Colombo ha posato il piede, pensando di aver scoperto le indie. Circondata da montagne e fiumi, è immersa nella vegetazione e isolata dal resto di quest’isola dove se non hai un auto è difficile poter viaggiare. E’ la città delle tre C: cacao, caffè e cocco. Queste tre risorse costituiscono l’economia della città. Dopo una puntatina alla casa del Cacao, per assaggiare la sua cioccolata fondente pura e gustosa, eccoci su una spiaggia riparata e quasi selvaggia. I ragazzi che gestiscono la trattoria sulla spiaggia si fanno in quattro per prepararci il pranzo e poi con una cassa bluetooth improvvisano per noi una discoteca sulla sabbia. Ovviamente nemmeno le onde del mare, che mi fanno sprofondare un po’ sulla battigia, riescono a fermarmi e il pomeriggio vola sulle note delle ultime hit di salsa, bachata e reggaeton.

Guardalavaca
Cominciamo a risalire sull’altra costa verso Ovest, direzione la Habana. Non rifaremo la strada della Farola ma una nuova strada, dissestata, che incrocia il fiume Toa. l’autista ci avvisa che se il fiume è tracimato per le piogge dei giorni precedenti non potremo attraversare… invece va tutto bene e in pochi minuti arriviamo al Parque Nacional Alejandro Humboldt dove possiamo fare una piacevole sosta e un giro sulla barca a remi ammirando la vegetazione nella Baia di Taco.
Arriviamo a Guardalavaca, in provincia di Holguin: una località turistica piena di hotel e “resort” in stile Varadero. Il nostro fantastico “resort” all inclusive è un tristissimo complesso degli anni ’70 in pure stile architettonico Russo, quasi un cimelio dei fasti del periodo Sovietico. Ora rimane l’odore di muffa e di wurstel stantii… Nel primo viaggio ero stata a Varadero… per quanto non ami i villaggi turistici, ricordo ancora il Barcelò Solemar come uno dei più bei villaggi che abbia mai visto (ne ho visti pochi però…). I clienti qui sono quasi tutti Canadesi. La nostra guida ci spiega che il Canada è da qualche anno il primo paese da cui proviene la maggior parte del turismo a Cuba. Le spiagge sono bellissime anche qui. Dopo una bella festa in spiaggia con tanto di falò (e Canadesi scatenati) non resistiamo a un bagno di notte per celebrare il nuovo anno.

Moron e i Cayos
Altre 7 ore di viaggio per raggiungere Moron, una cittadina che non ha grandi cose da vedere ma che è comoda per raggiungere i Cayos, ovvero le piccole isole lungo la costa. Cayo Coco, cayo Guillermo e cayo Romano si raggiungono in un’oretta di viaggio grazie a una strada che collega le isole con la terraferma. Le onde sono alte, tira un forte vento e il cielo si riempie di coloratissimi Kite. Non possiamo fare snorkelling, come avevamo previsto ma La maggior parte del gruppo decide comunque di partire su dei piccoli catamarani per raggiungere un altro piccolo isolotto, sfidando le onde. Io e altre due non riteniamo le condizioni del mare adatte per avventurarsi e non ne abbiamo nemmeno voglia. Perché non si può mai godere di ciò che c’è? Serve sempre altro per confermarsi. Alcool, sesso, dei cazzo di catamarani. la spiaggia si svuota, il silenzio è un dono, il bianco crema e il verde smeraldo quasi si fondono insieme e io, Mentre i “bambini” giocano altrove, cullata dalle onde del mare, “finalmente” dormo all’ombra di un pergolato di palme. PACE.

Come si mangia Cuba?
Tutte le case particular finora sono di buona qualità e offrono delle colazioni strepitose. Al mattino faccio il pieno di frutta: papaya, guayaba, ananas e banane, batidos ovvero succhi di frutta. E poi pane e marmellata di mango o guayaba, formaggi del contadino e buonissime omelette. Sono vegetariana, come sapete, e a Cuba l’alimentazione non è sicuramente molto varia. Posso contare sempre su riso, fagioli, tuberi vari (yuca, malanga, boniato) e banane fritte (mariquitas, tostones) in vari modi, e verdure fresche. L’alimentazione cubana, oltre a questi elementi, si basa quasi esclusivamente sulla carne di maiale (cerdo, lomo) che è l’animale più economico da allevare. Si riproduce e cresce velocemente. La mucca non si può uccidere e la carne di manzo è quindi limitata e destinata al turista. I cubani possono mangiarla in porzioni molto limitate e solo in alcuni casi (ad esempio i bambini, le donne incinta).
In un paese con tante carenze di materie prime e una difficile e limitata importazione (ricordiamoci che vige ancora l’embargo), dove gli alimenti vengono ancora razionati e distribuiti alla popolazione in modo esiguo, tuttavia equo, nelle apposite bodegas attraverso la libreta di alimentacion, io non penso minimamente di colpevolizzarli o di criticarli per il loro consumo di carne. La mia scelta sicuramente per 15 giorni renderà limitata la mia alimentazione, ma non è un grande problema per me. Come sempre i cubani mi stupiscono: con la loro genuinità, generosità d’animo e creatività, non solo non mi fanno mai alcun problema quando dico che non mangio né carne né pesce, ma mi dicono sempre che penseranno loro a me e mi stupiscono ogni volta con dei piatti che, pur basandosi sui pochi ingredienti elencati prima, si presentano ogni volta in un modo nuovo e creativo. Non mi sento mai a disagio quando sono con loro, perché sono privi di giudizio e rispettosi. Quello che invece mi mette fortemente a disagio è sentire i commenti del classico turista italiano che si aspetta sempre di trovare lo stesso cibo che c’è a casa della mamma, della nonna, della zia, anche quando è dall’altra parte del mondo. Quando si accorge che non è così, viziatamene gioca con il cibo, lo getta da un tavolo all’altro o lo disprezza. In un paese dove si risparmia e non si può buttare nulla lamentarsi e giocare con il cibo è un crimine e mi fa vergognare moltissimo.

La Habana
Siamo tornati all’Habana! Abbiamo compiuto un giro in senso anti orario di tutta l’isola e ora eccoci di nuovo qui… ancora solo 24 ore alla partenza e c’è tanto da fare! Dopo esserci sistemati nella nostra casa particular, a due passi dal Capitolio, ci lanciamo al Floridita, uno dei locali storici e frequentati da Hemingway… e per questo iper turistico! L’Havana Vieja è come si vede nelle cartoline. Coloratissime auto anni ’50 caricano a bordo turisti e per 10 o 15 CUC (equivalente di 13 euro, corrispondono a uno stipendio mensile di un dipendente a Cuba…) ti scorazzano per un’oretta e ti fanno fare foto altamente instagrammabili. Ma l’Havana è molto di più. E non basterebbe un mese per capirla.

#bicicletearlahabana
Grazie alla rete si possono conoscere realtà distanti migliaia di km da casa ma così vicine che si possono condividere virtualmente e poi un giorno magari quelle distanze si accorciano.
Quando mesi fa cercavo una stanza con Airbnb a Copenaghen, avevo cominciato a curiosare nella novità delle Esperienze e per caso mi ero imbattuta in Yasser che, insieme a Enmis, all’Havana fa quello che facciamo noi qui. Portano in giro i turisti in bici per l’Havana, organizza eventi tipo pic nic in bici e ha iniziato a organizzare la Critical Mass all’Havana ribattezzandola con il nome #bicicletearlahabana. Insomma, tipi fighi! Ecco un articolo con foto delle loro ultime Critical Mass Cubane… io penso che siano veramente strepitosi questi ragazzi.
Eravamo in contatto sui social da mesi e non potevo venire qui e non fare un tour con loro!
All’appuntamento, proprio davanti al Floridita, Enmys mi accoglie con un sorriso e un’energia irresistibile. Siamo solo in tre a fare il tour ma lei è felicissima. Ci porta in bici per tre orette. Era un sogno per me pedalare lungo il Malecòn, il lungomare, e la forza di questo mare color argento ci fa quasi sussultare.
Passiamo da Vedado, assaggiamo un gelato da Coppelia (la gelateria più amata dai cubani!), passiamo dall’università, dal Barrio Chino e poi torniamo all’Habana Vieja.
Se vi trovate a Cuba prossimamente, contattateli attraverso Airbnb, Facebook o Instagram… basterà cercare #bicicletearlahabana per trovarli.

Così ho passato le mie ultimissime ore all’Habana prima di partire verso l’aeroporto e prendere un lungo volo per tornare a Milano, carica per affrontare un nuovo anno con tutti i miei progetti, i miei amici e affetti.
E mentre in volo leggo le ultime pagine del mio libro su Cuba penso…

Volveré…

(tornerò)

Il video di Havana D’Primera aggiunge le immagini per descrivere meglio quello che ho visto.

Il Malecon, in uno scatto magico del mio amico Matteo G.

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